lunedì 14 marzo 2011

Ferrara vs Scalfari







Ferrara mi ricorda una una città baroccamente meravigliosa, culla della Metafisica (ben prima di De Chirico, Carrà, Sironi e commilitoni ricoverati: Ercole dé Roberti e Cosmé Tura bastano) e del Surrealismo (bastano Tasso e l'Ariosto), dove si mangia divinamente (pasticcio in crosta dolce, salama da sugo, cappellacci)... Scalfari mi suona come un insulto, assonante a scherano. Nulla di buono...
Sogno (e ci sto lavorando) una vecchiaia al lume della saggezza, serena, distaccata, consapevole, contemplativa, contenuta e continente, dedita ai giovani (aiutando i meritevoli e godendo del loro successo). Scalfari è la prova provata che la "libido senile" non è quella cosa lì, ma il il patetico e grottesco voler dimostrare "potenza" ad ogni costo: megalomania, infallibilità, odio verso il "nuovo" e i giovani. Rabbia senile di chi sa che la clessidra si sta svuotando, ma guarda altrove e s'accanisce contro chi la clessidra l'ha piena. E la faretra anche. Che orrore invecchiare così.
Picasso la sua libido senile l'ha sfogata in un turbine creativo senza precedenti. De Chirico inseguendo il suo passato. Beethoven celebrando il silenzio e Rembrandt il buio... Eugenio Scalfari celebrando pateticamente la sua evidente e rabbiosa impotenza. Per questo non è un grande.

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